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"Non viaggio per scappare, ma per scoprire"

Argentina (II Parte)

Metropoli e cascate

Arrivai a Buenos Aires 56,5 ore dopo aver lasciato la lontana Ushuaia. Dai 15°C della città più a sud del mondo, scesi dal bus e ne trovai 25, nella capitale argentina.

Argentina

L’enorme stazione Retiro (più di settanta banchine per bus) si trova in un quartiere pochi chilometri a nord del centro, circondata da una favelas terribile: tetti in lamiera o eternit, fango, pozzanghere, pali arrugginiti, cellofan penzolanti, carrelli della spesa contenenti televisori a tubo catodico e altre cianfrusaglie, gente tossica o alcolizzata seduta per terra in mezzo a tutto ciò, bambini compresi. Non un bell’impatto.

Comprai una tessera ricaricabile SUBE (25 pesos) in un chiosco in stazione, e con questa potei usufruire di bus e metropolitana per tutta la mia permanenza in città.

Iniziò a piovere violentemente, e la metro mi portò alla fermata Indipendencia, a circa dieci minuti di cammino dall’ostello che avevo prenotato.

Piovve per tutto il primo giorno, pertanto uscii esclusivamente a fare la spesa e a bagnarmi fin dentro le scarpe. Avevo comunque una settimana di tempo da passare in città, prima di dirigermi alle cascate Iguazù.

Il giorno seguente iniziai a perlustrare BA partendo dal colorato barrio (quartiere) di La Boca, a mezzora di bus dal centro, verso sud.

Il quartiere – fondato nel 1876 da immigrati genovesi – è famoso per il suo “Caminito”, una lunga via pedonale circondata da coloratissimi negozi di souvenir e ristoranti per turisti, e per lo stadio La Bombonera, che sorge letteralmente in mezzo al quartiere, circondato da case ed altri edifici. Una delle due squadre di calcio cittadine – il Boca Juniors, che prende il nome dal quartiere  – ha la sua sede proprio in quello stadio. I colori sgargianti delle case derivano dall’antica usanza di pitturare le facciate con gli avanzi delle pitture usate per le barche, che solcavano l’adiacente fiume Riachuelo.

Da quel giorno il sole non abbandonò più le mie giornate argentine, e la temperatura rimase costante intorno ai 30°C.

Il mercato di San Telmo

Dopo pranzo tornai verso il centro e camminai lungo l’Avenida 9 de Julio, considerata la strada più larga al mondo, con un’ampiezza di 140 m e non so quante corsie. La via principale di Buenos Aires parte dall’enorme stazione dei treni Constituciòn, e arriva ben oltre il famoso Obelisco, una delle maggiori attrattive cittadine: alto 63 m e completamente realizzato in cemento nel 1936.

Ai piedi dell’Obelisco è usuale imbattersi in manifestazioni popolari di ogni tipo – quasi quotidiane – come ad esempio quella settimanale per la famigerata vicenda dei Desaparecidos.

Nei giorni seguenti perlustrai i quartieri di Palermo e Recoleta. Il primo, dotato di larghi viali alberati, parchi recintati, e palazzi costruiti tra il XIX e il XX secolo, mi ha ricordato molto Milano, ed alcuni dei suoi vialoni e circonvallazioni. Da visitare c’era ben poco: un giardino botanico, una via con dei graffiti, e poco altro. Il clou di Palermo sono i negozi, i ristoranti, ed altri locali alla moda (e costosi). È probabilmente il barrio migliore in cui vivere, il più elegante, ma da semplice visitatore non mi ha colpito particolarmente.

Vicino a Recoleta invece si trova un grande e maestoso cimitero (ma non comparabile al Monumentale meneghino), contenente anche la cripta di famiglia dove riposa Evita Peròn, moglie del presidente Peròn ed eroina amata/odiata dagli argentini.

Il pezzo forte di Buenos Aires, a mio avviso, è stato senza dubbio il mercato domenicale di San Telmo. L’appuntamento settimanale si concentra in una lunga via, che parte dal centro dell’omonimo quartiere di San Telmo, e si conclude nell’ampia Plaza de Mayo. Nel mercatino si possono trovare vestiti, mate e bombillas (per bere l’infuso di erba mate), manufatti in cuoio e in legno, coltelli, giochi, ed ogni altro genere di oggetti: da quelli usati, d’epoca, a quelli più recenti e realizzati a mano, anche sul posto. Si trova anche dell’ottimo cibo di strada; dagli hamburger alle empanadas, fino alle crepes e altre delizie locali.

Nella piccola Plaza Dorrego – l’altro estremo del lungo mercato di San Telmo – ogni domenica mattina è possibile assistere anche a interessanti esibizioni di tango, il ballo nazionale.

Nella Plaza de Mayo, invece, è possibile visitare la Casa Rosada (la residenza dalla quale Evita fece il suo famoso discorso), e la Catedràl Metropolitana.

Sempre nel Microcentro (il quartiere più centrale) di Buenos Aires si trovano poi i teatri (su tutti il bellissimo teatro Colòn), il Palazzo del Congresso nella sua bella piazza, e decine di palazzi imponenti dallo stile italiano.

Dopo una divertente settimana in città presi l’ennesimo bus, questa volta per recarmi a nord, a Puerto Iguazù (circa 20 ore). La città sorge esattamente sul confine col Brasile – e molto vicino a quello col Paraguay – ed è famosa esclusivamente per via di uno degli spettacoli naturali più imponenti di tutto il pianeta: le cascate dell’Iguazù.

Le cascate Iguazù

Le cascate derivate dall’omonimo fiume, che in quel punto segna il confine tra Argentina e Brasile (il quale ha una sua versione del Parco, dal suo lato), sono tra le più imponenti al mondo: si possono contare 275 salti, per un’ampiezza totale di 2,7 km, un’altezza massima di 82 m, e una portata media di 1.756 metri cubi d’acqua al secondo (!).

Il Parco Nazionale è affollatissimo, con lunghe code per l’accesso al parco stesso e agli utili trenini interni. Trovai la  gestione della folla alquanto pessima e idiota, ed il mio umore fu rigenerato solo grazie a Madre Natura, ancora una volta.

Nel Parco è possibile imbattersi anche in numerosi animali quali iguane, scimmie, ragni enormi e i simpatici coati.

Lasciai la città e il suo clima tropicale il giorno seguente, quando presi un altro sleeping bus (l’ultimo) che mi riportò a Buenos Aires, dove spesi gli ultimi due giorni tra cibo e souvenir.

Il mio viaggio in Sud America terminò quindi il 31 di dicembre, con il volo che mi riportò a Milano dopo 435 giorni di viaggio (di cui 361 in Nuova Zelanda e 74 in Sud America).

SPESE ARGENTINA (Patagonia compresa):

Giorni Totali: 25

Bus                       18.759 AR           (749 NZD – 438 €)
Taxi/Uber           946 AR                (37 NZD – 22 €)
Ostelli                  9.470 AR             (378 NZD – 221 €)
Cibo                     4.833 AR             (193 NZD – 113 €)
Tour                     2.400 AR            (96 NZD – 56 €)
Varie                    7.216,1 AR           (288 NZD – 168,5 €)
TOTALE         43.624,1 AR      (1.742 NZD – 1.019 €)

Clicca qui per vedere tutte le foto dell’Argentina!

 

…al prossimo Diario di Viaggio.

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