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"L'ignoranza va combattuta"

Avventura all’Aeroporto di Auckland

La mia avventura sudamericana è iniziata dal Perù, e più precisamente da Lima, la sua capitale. Sapevo sarebbe stato arduo organizzare viaggio e spostamenti da solo, senza conoscere bene lo spagnolo, però non mi sarei mai aspettato di avere la prima rottura di coglioni già all’Aeroporto di Auckland.

Ecco l’ultimo atto neozelandese:

Al momento del mio arrivo al banco per il bag drop, l’hostess di terra della Latam (compagnia di bandiera cilena, paese nel quale avrei fatto il primo scalo) mi ha chiesto un biglietto di uscita dal Perù. Io le ho spiegato che non l’avevo, perché ancora non sapevo quanti giorni mi sarei fermato in Perù o nelle successive nazioni sudamericane, ma lei ha insistito. Io le ho pazientemente spiegato che non necessitavo di un biglietto di uscita (non è richiesto nemmeno un visto, grazie al passaporto italiano), né la cosa mi era stata richiesta dalla Latam al momento dell’acquisto o del check-in online. Inoltre, le ho chiesto, “e se io dovessi noleggiare un’auto per poi andare in Bolivia, cosa succederebbe?”.

Lei, quindi chiama la sua supervisor, che guardando il mio passaporto mi conferma, con aria perplessa, quanto detto dalla sua ignorante collega.

“Ok, allora compro un biglietto di bus per la Bolivia, va bene?”, faccio io.

“Bolivia è in Perù o è un altro Paese?”, chiede lei.

Io la fisso per tre o quattro secondi, e poi le chiedo se sta facendo sul serio, cancellando l’espressione fiera dietro i suoi occhiali.

Prontamente la sua supervisor le conferma a bassa voce che si tratta di un altro paese, così lei mi invita ad andare al negozio Flightcentre lì vicino, per comprare il biglietto per la Bolivia (tutto ciò perché avevo esaurito i dati della mia sim neozelandese, e il wi-fi dell’Aeroporto di Auckland fa assolutamente pietà).

Quindi col mio carrello – sono troppo vecchio per spostarmi per gli aeroporti con due zaini – vado al Flightcentre, dove la gentile commessa mi spiega che i biglietti dei bus li possono vendere solo per spostamenti nazionali, e non per quelli internazionali. Allora le chiedo quanto costa il biglietto aereo meno costoso dal Perù alla Bolivia, e quando mi dice che sono 399 NZ$ mi alzo, saluto gentilmente ed esco. Un tizio di un bar mi dice che al negozio di telefonia dell’aeroporto posso utilizzare un pc, così ci vado e compro il biglietto.

Il sito con i biglietti poco costosi non funziona bene, così mi tocca comprare un biglietto con Bolivia Hop, che costa 59 $ e il sito funziona benissimo, mettendo a caso la data dell’8 novembre.

Tutto ciò mentre manca un’ora al mio imbarco.

Dopo aver fatto una foto allo schermo (perché continuavo a non avere internet sul telefono), torno al banco del bag drop. L’incompetente hostess di prima era in pausa, pertanto salto la fila e vado direttamente dal simpatico pelato che lavorava al banco accanto. Gli spiego che ero “quello del biglietto per la Bolivia” di poco prima, e lui annuisce e mi dice “Sì, ho sentito che prima discutevi con la mia collega. Comunque avevi ragione, non serve nessun biglietto di uscita dal paese, non so perché te l’abbia chiesto”.

Dopo dieci secondi il mio zaino sparisce lentamente sul rullo che lo porta agli aerei, io sospiro e salgo al gate con la mia carta d’imbarco.

All’arrivo a Santiago, e poi a Lima, nessuno mi ha mai richiesto nessun biglietto di uscita dai loro paesi né chiesto informazioni riguardo ai miei successivi spostamenti in America.

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