Roadtrip Darwin-Melbourne

Dopo aver speso 4 giorni a Darwin nel cosiddetto “Top End” siamo ripartiti verso sud, eccitati dall’idea di entrare nel cuore dell’Australia, tagliando a metà il continente fino alla costa sud e continuare il nostro roadtrip Darwin-Melbourne.
Il primo giorno abbiamo attraversato il Kakadu National Park, un parco immenso ad un’ora di guida da Darwin (costo d’ingresso 25,00 AUD a testa). Siamo rimasti un po’ delusi perché in quella stagione (fine marzo), le strade che portano alla cascata Jim Jim Falls erano chiuse per la stagione monsonica e, quindi, l’attrazione principale del parco ce la siamo persa. Dalle foto e dai racconti che abbiamo sentito, posso dire che durante il Dry, la stagione secca, il parco pare diventi veramente mozzafiato.
Comunque sia anche durante il Wet si possono visitare posti interessanti, ricchi di pitture rupestri aborigene.
Continuando verso sud ci siamo fermati alle terme di Mataranka (belle ma molto affollate) e alle vicine terme di Bitter Spring, molto più isolate.
Il terzo giorno è stata la volta di Devils Marbles, un cumulo di rocce granitiche enormi e tondeggianti che spuntano dal deserto come delle biglie giganti; come se il diavolo, appunto, si fosse divertito a lanciarle lì in quel modo casuale.
Quella sera abbiamo abbandonato la fascia tropicale, dormendo in una rest area posizionata esattamente sul Tropico del Capricorno. Da lì in poi il clima iniziava a diventare più secco e desertico, con giornate molto calde e notti fresche, finalmente!
La mattina successiva, dopo una piccola sosta per rifornirci al Coles di Alice Springs, ci siamo diretti verso l’Uluru-Kata Tjuta National Park, a circa sei ore di auto da Alice.
Abbiamo speso tre giorni nel campeggio di Yulara (pagando due notti la terza è gratis), visto che anche il pass per il Parco dura tre giorni.
Uluru.
Non mi sono mai sentito così senza parole come quando ci siamo fermati e siamo scesi dalla nostra Betsy per ammirare questa roccia enorme. Trasuda magia, è aliena. È assurda.
Uluru è un unico enorme sasso, lungo 3.6 Km e alto 348 m, e solo 1/3 è la parte che spunta, un po’ come gli iceberg di roccia.
Il primo giorno è stato nuvoloso e quella sera, al tramonto, dopo aver scattato qualche foto di rito, stavamo per tornare verso il campeggio quando le nubi a ovest si sono letteralmente aperte facendo comparire il sole che, di colpo, magicamente, ha inondato la Roccia di luce, facendola risplendere come una lampadina rossa. Abbiamo inchiodato la macchina e siamo scesi per scattare altre foto, eccitati ed emozionati.
Emozionati ancora di più lo siamo stati la mattina successiva quando abbiamo visitato il Visitor Centre di Uluru. Le storie e le testimonianze degli aborigeni sono davvero toccanti, soprattutto i video e le loro espressioni. I loro occhi.
Ovviamente poi non l’abbiamo scalato, anche se già non era mia intenzione. Inoltre un cartello in diverse lingue chiede cortesemente ai turisti di non salire sulla loro roccia sacra.
Per tutta risposta orde di turisti da tutto il mondo fanno la fila per arrampicarcisi sopra proprio lì accanto al cartello, come una speciale dimostrazione delle qualità umane.
A 30 Km da Uluru c’è Kata Tjuta, una ammasso di 36 monoliti tondeggianti, una sorta di Uluru a grappoli. Probabilmente i trekking della zona di Kata Tjuta sono ancora migliori di quelli intorno ad Uluru, e si possono ammirare questi enormi monoliti camminandoci in mezzo tra uno e l’altro. Sei vi spingete fino al Red Centre australiano, il minimo è spendere tre giorni in quel parco e visitare bene sia Uluru che Kata Tjuta dall’alba al tramonto.
Lasciato il parco siamo tornati sulla strada verso sud, abbandonando il Northern Territory per entrare nel South Australia e raggiungere Coober Pedy, la capitale mondiale dell’opale, dove la gente del posto ha creato pub, case (e Chiese) sotterranee, per poter sopportare il clima locale negli infernali mesi estivi. In queste edifici scavati nella roccia la temperatura si attesta per tutto l’anno tra i 23 ed i 28 gradi.
La zona è ricca di miniere di opale visitabili e, se si è talmente fortunati da trovare dell’opale mentre si fa “noodling”, lo si può legalmente tenere e farne ciò che si vuole.
Poco oltre inizia una zona piena di laghi salati ormai evaporati, che hanno lasciato dei deserti di sale, tra i quali uno dei più belli è il Lake Hart, vicino al quale c’è anche una rest area molto comoda. Munitevi assolutamente di retine anti-mosche perché dal Tropico in giù sono a migliaia, tutto il giorno.
Quando eravamo a Darwin avevamo deciso di non andare direttamente verso Adelaide, una volta arrivati laggiù, ma di fare una lunga deviazione che ci ha portati fino a Port Lincoln. Tutto ciò perché volevamo immergerci nella gabbia per vedere il Grande Squalo Bianco.
Dopo tre ore e mezza di mare mosso e 2 sacchetti di vomito, siamo arrivati a Neptune Island e ci siamo stati tutto il giorno, immergendoci nella gabbia, pescando, eccetera, ma di squali neanche l’ombra. Non era la stagione più adatta probabilmente. Comunque sia ho speso 285,00 AUD per vomitare quattro volte (due anche al ritorno) e non vedere nessuno squalo. Ci hanno dato un buono sconto del 50% a ciascuno, per un’eventuale prossima volta. Li abbiamo venduti.
Dopo Port Lincoln siamo finalmente arrivati ad Adelaide, ed anche lì ci siamo fermati tre giorni per ricaricare le pile, ospitati da un paio di strani musicisti tramite AirBnb.
Adelaide è una città abbastanza europea, forse la città più europea vista in Australia. Con la sua famosa Università, il Museo del South Australia (gratuito) e i giardini botanici, è anche una città in cui ragazzi da tutto il mondo si trasferiscono per studiare.
È letteralmente circondata da parchi, che creano una vera e propria cintura verde attorno al centro, chiamata Parklands.
Nell’area intorno ad Adelaide ci sono alcune regione vinicole e noi abbiamo scelto di visitare un paio di cantine della MacLaren Vale (consiglio la cantina di Chapel Hill con ottimi vini), prima di dirigerci verso la costa sud e prendere la famosa Great Ocean Road, appena dopo aver varcato il confine con il Victoria.
La Great Ocean Road è una strada lunga 243 Km che costeggia l’Oceano da Torquay, pochi km a ovest di Melbourne, fino al confine con il South Australia.
L’Oceano si abbatte ferocemente su questa costa da migliaia di anni e, insieme al vento, ha creato panorami spettacolari e scogliere divenute ormai molto famose.
Nel nostro tragitto abbiamo raggiunto Port Nelson e Cape Bridgewater, dove si possono ammirare bellissime scogliere a picco sul mare impetuoso. Penso sia uno dei più bei tratti di costa rocciosa che io abbia mai visto.
Da quando siamo arrivati sulla costa sud del paese, già da Port Lincoln, ci siamo dovuti munire di vestiti un po’ più pesanti di quelli che avevamo, acquistandoli in un Second-Hand Shop. Ricordatevelo se vorrete visitare il sud del paese tra aprile e agosto.
Dopo Port Nelson abbiamo proseguito verso est a Port Fairy e nella zona si iniziavano a intravedere, qua e là sugli alberi, dei koala. Non è facile vederli lì appollaiati sui loro eucalipti, ma se siete fortunati – e discreti – li vedrete.
Il punto migliore della Great Ocean Road, a mio avviso, è senza dubbio Loch & Gorge, una spiaggia stretta riparata su tre lati da alte scogliere e con una caverna nella parete di fondo, nella quale si possono ammirare stalattiti e stalagmiti. Insomma, Madre Natura non si è risparmiata in quella zona.
Il punto più famoso della Great Ocean è , invece, quello dei Twelve Apostles (I dodici apostoli), che non sono altro che degli alti faraglioni a qualche metro dalla costa.
In realtà non sono mai stati dodici. Da che si ha memoria se ne sono sempre contati una decina ma, negli anni 60 hanno deciso di chiamarli così cambiando il vecchio nome (la scrofa e i maialini), per renderlo più attraente. Di fatto dalla piattaforma panoramica se ne possono osservare sette, perché un paio sono anche crollati in tempi recenti per via dell’erosione.
Lasciata la costa abbiamo attraversato e campeggiato in una bellissima foresta, visto altri koala e, infine, il 12 aprile 2016 abbiamo raggiunto Melbourne, 44 giorni dopo aver lasciato Perth.
La prima parte del road trip australiano, da Perth a Melbourne si era conclusa. Sono tuttora convinto che sia stato il più bel viaggio della mia vita.
Adesso mi aspettavano almeno tre mesi di lavoro e “stabilità” a Melbourne.
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La canzone che più mi ricorda quei giorni di guida nell’infinito deserto dopo Darwin, è questa, vi suggerisco di ascoltarla mentre guardate la galleria.
Continua…
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