Roadtrip Perth-Darwin

La sera del 7 marzo siamo quindi partiti dall’Aeroporto di Perth e abbiamo campeggiato poco fuori città. Era la prima volta di L, ma si è trovata praticamente subito a suo agio.
La mattina seguente abbiamo raggiunto il Pinnacle Desert. Ci siamo arrivati quando il sole era altissimo nel cielo, la luce fortissima e la temperatura parecchio alta. Non ci ha entusiasmati particolarmente, nonostante riconosco la bellezza e la stranezza di quei pinnacoli di roccia che si stagliano dal deserto. Credo che all’alba o, ancora meglio, al tramonto il fascino aumenti sensibilmente (prendete nota).
Poco dopo aver lasciato il Pinnacle Desert, abbiamo deciso di fermarci con la nostra fidata Betsy su una spiaggia, per pranzare. Beh, siamo rimasti infossati nella sabbia, essendo totalmente inesperti nella guida di una 4WD su un terreno così soffice, all’inizio del viaggio. Dopo aver provato in ogni modo a tirarla fuori ci siamo arresi: abbiamo chiesto aiuto ai pochi eventuali passanti sulla strada principale.
Il primo non concluse nulla, e non capimmo quasi niente di quello che disse. Il secondo che si fermò, un Australiano con il fuoristrada più grosso che abbia mai visto, riuscì ad estrarci agevolmente col suo verricello (sì, aveva un verricello sulla macchina), ma nel farlo ruppe la sua ruota. Cazzo. Dopo aver chiesto più volte come potevamo aiutarlo, sentendoci in colpa, ci ha detto che “Non c’è problema, la riparo! Ricordate di dire ai vostri amici italiani che gli australiani sono persone gentili!”. Ecco, fatto.
Proseguendo verso nord il secondo giorno abbiamo deciso di andare nel Kalbarri National Park. Essendo inizio marzo, cioè fine estate nell’emisfero australe, è stato come volersi infilare apposta in un forno acceso e pieno di mosche vive e dispettose. I corsi d’acqua erano bassi o asciutti e dopo una breve escursione ci siamo diretti verso il luogo più famoso del parco, Nature Window, una finestra naturale nella roccia in cima ad una montagna del parco.
Lassù il forno è diventato ventilato, aria calda e secca che ci soffiava addosso, ma vista mozzafiato e panorama davvero notevole. Nonostante la lunga strada sterrata e il caldo il posto merita una visita, a mio avviso, ma solo se vi funziona l’aria condizionata (a noi non andava).
Usciti dal parco ci siamo diretti alla cittadina di Kalbarri per rifornirci di gasolio (nel parco non c’è modo di rifornirsi), prima di rifare la strada al contrario per tornare su quella principale e andare verso nord.
Quella notte mentre dormivamo in macchina in un’area di sosta ci è entrato in macchina, passando attraverso il motore, un piccolo topolino di campagna; l’abbiamo soprannominato “Mr. Topo”, e ci ha accompagnati per qualche giorno vivendo nel nostro impianto di ventilazione. Gratis.
Il giorno dopo siamo arrivati a Shark Bay ed essendo sul mare anche il caldo ci ha dato un po’ di tregua essendo la zona più ventilata. Shark Bay è una baia in cui si diramano diverse penisole, tra cui quella dove si trova la città di Denham, vicina al desertico Francis Peron National Park, che abbiamo cercato di attraversare, ma trovando la strada sterrata chiusa per qualche problema.
La zona è soprattutto nota per Monkey Mia, un resort famoso per la sua fauna terrestre e marina e per la possibilità di dar da mangiare ai delfini che vengono fino a riva ogni mattina.
Sempre nella penisola di Denham consiglio di fermarsi alla “Little Lagoon”, una bellissima laguna poco distante dalla città di Denham (alla quale molto probabilmente dovrete fare rifornimento se vi spingete fin lì), e alla Hamelin Pool, una baia famosa per la presenza di stromatoliti, strutture sedimentarie disseminate in acqua che sono le responsabili della vita sul nostro pianeta, essendo stati i primi organismi ad emettere ossigeno tramite fotosintesi, rendendo quindi vivibile l’atmosfera terrestre.
La mattina successiva, dopo aver assistito alla colazione dei delfini, abbiamo lasciato Monkey Mia dirigendoci sempre a nord e arrivando il giorno successivo a Coral Bay.
Lì a Coral Bay la bellezza dell’Oceano Indiano faceva sul serio. Al largo di quella penisola, che comprende anche il Cape Range National Park ed Exmouth, si estende il Ningaloo Reef. Un parco naturale marino il cui reef, lungo 250 km, è secondo solo alla Grande Barriera dell’altra costa.
Abbiamo passato due giorni in quella zona tra Coral Bay ed Exmouth e fatto snorkeling nel Cape Range National Park, più precisamente a Turquoise Bay, il cui nome dice tutto.
Lasciata ancora la costa ci siamo addentrati nella regione del Kimberley. La caldissima regione del Kimberley. Il nostro obiettivo era il Karijini National Park, invitante per le sue piscine naturali e i panorami selvaggi.
Nei giorni passati lì in mezzo abbiamo incrociato una manciata di macchine e road trains ma per il resto eravamo completamente soli. Bellissimo.
Il Karijini si è rivelato un po’ desolante. Alcune piscine e cascate erano asciutte per via della stagione e il più del tempo l’abbiamo passato a guidare in strade sterrate veramente scomode e infinite. Lasciato il parco, la sera si è rifatto vivo incredibilmente Mr. Topo, che ha quindi vissuto lì dentro fin da Kalbarri, e la notte, sfiniti dal caldo e dagli insetti, abbiamo deciso di guidare fino alla costa, raggiungendo Port Hedland, la città di ferro.
Sconsiglio vivamente la guida notturna nell’outback, sia per il pericolo animali che per i road trains che viaggiano da una miniera all’altra con tutto il loro carico di tre vagoni. Davvero pericoloso al buio. Ma almeno abbiamo trovato un minimo di refrigerio raggiungendo ancora la costa.
La mattina successiva ci siamo rinvigoriti (e lavati, finalmente) alla splendida 80 miles beach che, una spiaggia deserta lunga 220 km. In cui c’eravamo solo noi due. Amo il Western Australia.
In serata eravamo a Broome, e abbiamo deciso di fermarci due notti in un campeggio attrezzato, per riassettare mente e corpo.
Broome è una piccola città, nota in tutto il mondo per le sue perle, e dotata di una spiaggia bellissima, Cable Beach, con tramonti leggendari e la famosa fila di cammelli che al tramonto portano orde di turisti a fare una (secondo me tristissima e troppo turistica) passeggiata di mezzora.
A Broome però consiglio di visitare Gantheaume Point, una serie di grandi scogli e rocce arancio e rosse, sulle quali si possono notare orme di dinosauri, e il mare impetuoso che le percuote incessantemente. E’ all’estremità sud di Cable Beach, andateci!
Purtroppo da questo punto in poi, verso nord, il mare diventa off-limits per la presenza delle velenosissime Cubomeduse e, più a nord anche dei coccodrilli d’acqua salata.
Dopo aver riposato due giorni tra campeggio, piscina, spiaggia e tramonti, ci siamo rimessi alla guida per altri due giorni interi, addentrandoci ancora nell’entroterra australiano per raggiungere il Northern Territory e lasciare definitivamente l’amato Western Australia.
Anche qui guidavamo nel nulla assoluto, con pochissime auto incontrate qui e là. Sembrava tutto messo a disposizione per noi da qualcuno che la sapeva lunga.
Abbiamo raggiunto Katherine e il Nitmiluk National Park, splendido. Notevole la piscina naturale Upper Pool, raggiungibile con una camminata nella foresta di circa mezzora. La grande piscina principale era chiusa a causa dei coccodrilli.
Lasciato il parco la macchina ha deciso di abbandonarci, o meglio, la sua batteria. Quindi dopo aver pernottato in un’area di sosta raggiunta fortunosamente, la mattina successiva un australiano molto gentile mi ha accompagnato a comprarne una nuova e finalmente abbiamo raggiunto Darwin!
A Darwin ci siamo fermati quattro giorni, speravamo di vedere i famosi mercatini di Mindil Beach, ma li fanno solo tra aprile ed ottobre (segnatevelo), quindi solo riposo.
Clicca qui per vedere la galleria completa di questo viaggio!
La colonna sonora, in quelle settimane, era perlopiù questa.
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