Road trip Sydney-Cooktown-Cairns

Siamo partiti il 4 agosto da Sydney verso le Blue Mountains, una catena montuosa a un paio d’ore di distanza dalla città. Il meteo è stato abbastanza ostile e ci ha accolti con nebbia e freddo. Purtroppo siamo solo riusciti ad intravedere le famose cime Three Sisters al tramonto, ma poi tutto è stato riavvolto in nubi e nebbia e siamo dovuti rientrare in ostello a cazzeggiare. Non una buona partenza, ma il periodo era quello che era.
Il giorno successivo, procedendo verso nord, ci siamo recati nel bello e desolante Worimi National Park, con le sue enormi dune di sabbia in riva all’Oceano e delle quali non si vede la fine.
Io e L ci siamo subito accorti della differenza di paesaggi e di “atmosfera” rispetto al nostro road trip sulla costa ovest e nell’Outback, di pochi mesi prima.
Sulla costa est c’è molta più vita, gente, traffico, città e strade. Mi mancavano le aree di sosta in mezzo al nulla, l’incontrare solo una manciata di altri fuoristrada di backpackers durante tutto il giorno e, in generale, quel senso di libertà e spensieratezza, e la condivisione di un viaggio del genere in coppia, in un’intima solitudine, che consiglio a chiunque di provare, almeno una volta. Queste cose mi faranno sempre restare quel primo grande road trip (Perth-Melbourne) nel cuore, e già durante il viaggio sulla costa est covavo un po’ di nostalgia.
Per fortuna proseguendo verso nord il clima ha iniziato a rasserenarsi (a tratti, il maltempo non ci ha mai abbandonati del tutto) e, alle porte del Queensland, ci siamo imbattuti in una primavera perenne.
Molto bella la zona di Byron Bay, con spiagge ampie e decine di hippies e surfisti che le riempiono tutto il giorno.
Dopo che R. è riuscito a sistemare in qualche modo il van guasto dello sfortunato J. (i nostri soliti compagni presenti dalla Tasmania in poi), abbiamo lasciato Byron Bay e fatto tappa nello Springbrook National Park, forse il punto più bello di tutto il nostro viaggio a est.
Springbrook è un vero e proprio paradiso naturale, con foreste, cascate, montagne e vallate bellissime, nell’entroterra di Gold Coast. Per chi passa dal Queensland sarebbe un peccato mortale non farci un salto, anche perché si può campeggiare al suo interno spendendo veramente pochissimo.
Tralasciando l’inutile Surfers Paradise (inutile se non siete dei surfisti o dei tamarri), abbiamo raggiunto Brisbane, capitale dello stato, nella quale abbiamo solo fatto un giro veloce, e non ci ha particolarmente colpiti.
In città c’era un caldo insopportabile e noi eravamo più attratti dalle meraviglie naturali, quindi il giorno successivo ci siamo subito recati all’Eungella National Park, famoso per ospitare una nutrita colonia di schivi Ornitorinchi nel loro habitat naturale.
Visitando la costa est dell’Australia, il pezzo forte è ovviamente l’Oceano Pacifico con la sua Grande Barriera Corallina, Patrimonio dell’Umanità.
Il primo assaggio di questa meraviglia l’abbiamo avuto quando siamo stati per due giorni sulle Whitsundays Islands, in particolare a Whitehaven Beach, considerata una delle dieci spiagge più belle del mondo.
Abbiamo campeggiato in tenda, con una tanica da 20 l d’acqua ogni due persone (dateci dal pilota della “pericolosa” barchetta che ti porta all’isola), e cibo portato da noi.
Whitehaven è spettacolare, senza dubbio. La nota amara è che dopo una certa ora viene invasa da imbarcazioni che scaricano decine e decine di turisti, che vengono solo per prendere il sole e fare il bagno per poi tornarsene sulla main land al tramonto, rovinando un po’ l’atmosfera da “Cast Away”.
Solo dopo il calare del sole e fino alle 9 di mattina si può stare relativamente soli, tolti gli altri campeggiatori (comunque mai più di 30 per volta ammessi in tutta la spiaggia) e le enormi lucertole che si aggirano qua e là rovistando nei sacchetti.
Purtroppo, a causa del maltempo, il giorno successivo ci hanno trasferiti su un’altra spiaggia (Dugong Beach) situata sulla costa ovest dell’Isola, verso la terraferma, ma ovviamente ha piovuto tutto il giorno, permettendoci solo di fare una breve escursione nella foresta circostante.
Dopo l’esperienza abbastanza stancante del secondo giorno sulle Whitsundays siamo arrivati a Townsville (niente di speciale), pochi km a sud di Cairns, dove abbiamo pernottato tre notti in un ostello, concedendoci un vero letto, una vera cucina e un bagno.
Dopo aver ricaricato le pile abbiamo raggiunto Cairns, stabilendoci nel peggior ostello mai visto in tutta la mia vita. Si chiama Asylum, e il nome dice tutto. Non è solo un party hostel, è IL party hostel per eccellenza. Insomma va a gusti e a età.
Il nostro compagno svedese J ci ha abbandonati a Cairns per proseguire verso Darwin con un amico tedesco e noi siamo rimasti in tre; tre bergamaschi a Cairns.
Caricata Betsy, siamo partiti ancora verso nord, con R posizionato sul letto, visto che i sedili posteriori erano stati rimossi a Perth.
La nostra ultima meta di questo lungo e indimenticabile viaggio era Cooktown. Per arrivarci abbiamo raggiunto prima Cape Tribulation e poi attraversato la foresta con una strada sterrata di 30 km, ultima vera prova di forza della nostra vecchia Nissan.
Poco prima di raggiungere Cooktown è successa una cosa spiacevole. Abbiamo trovato a bordo strada un piccolo canguro, da poco investito. Ovviamente ci siamo fermati per cercare di soccorrerlo, ma era molto spaventato. Siamo infine riusciti ad avvolgerlo in una coperta e L. l’ha tenuto in braccio così, fino al nostro arrivo in città, poco più di mezzora dopo. Purtroppo, pochi minuti prima di entrare a Cooktown, per cercare la centrale dei ranger ai quali affidarlo, il piccolo canguro è spirato, agitandosi tra le braccia di L. Dopo aver constatato che era effettivamente morto, l’abbiamo riportato nella foresta poco fuori città e lasciato lì. Lo soprannominammo Mortimer.

L. con Mortimer, il canguro da poco soccorso.
Tornando a cose più liete, quelle ultime notti di solitudine ci hanno regalato dei cieli infiniti, con tanto di Via Lattea splendente sopra di noi.
Tutto molto bello, ma dovevamo anche tornare a Cairns per vendere Betsy e prendere l’aereo che ci avrebbe riportati a Sdyney.
A Cairns ci siamo stati due settimane (in un altro ostello), durante le quali ho coronato un mio piccolo sogno, cioè immergermi nella Grande Barriera Corallina, ormai morente e sempre più sbiancata, ma ancora davvero emozionante.
Dopo averci – letteralmente – vissuto per sei mesi e 22.000 km, siamo riusciti a vendere Betsy a due ragazze tedesche, che avrebbero fatto un road trip simile al nostro ma inverso, nei mesi successivi.
Il 10 settembre siamo atterrati a Sydney e siamo stati ospitati da Joel, che già ci aveva concesso una stanza più di un mese prima, tramite Couchsurfing.
Joel è un giovane militare australiano che ha lavorato anche in zone calde del mondo, con la sua unità cinofila di sminamento. E’ sicuramente una delle più belle e gentili persone che io abbia mai conosciuto. Al momento del nostro arrivo era via per lavoro, ma ormai aveva detto che ci avrebbe ospitati e perciò ci ha semplicemente lasciato le chiavi della sua casa per tre giorni, gratis, pregandoci di usarla per il tempo che ci serviva. Persone incredibili.
Ho ancora la sua lettera nel mio diario fisico.
L’Australia è un paese che mi ha dato tantissimo. Un’esperienza come la Working-Holiday dovrebbe essere “obbligatoria” per tutti i ragazzi, una volta diplomati o laureati. Come una sorta di servizio di leva per la vita, molto più utile della naja che tanti decantano. Anche solo per sei mesi, non per forza un anno intero.
Perché nessun titolo di studio ti fa crescere come un’esperienza in solitaria, in un paese lontano, costretto ad imparare un’altra lingua e dovendotela cavare davvero ogni giorno, praticamente da solo, in ogni situazione, bella e meno bella, con tutte le difficoltà e i divertimenti del caso.
L’Australia è finita qui, e la nostalgia nello scriverlo è sempre alta, emozionante come quando l’aereo si staccò dall’aeroporto di Sydney per portarci via.
Nonostante l’età era la mia prima volta all’estero da solo per così tanto tempo, ed è successo di tutto, cose bellissime e cose merdose; ho conosciuto decine di persone da tutto il mondo e, addirittura, anche da pochi passi da casa, alcune delle quali mi hanno segnato in maniera indelebile per il resto della mia vita, e le più speciali ne faranno sempre parte, almeno dentro di me.
Il 13 settembre, un aereo della AirAsia, da Sydney ci ha portati all’avventura successiva, il Vietnam!
Clicca qui per vedere la galleria completa del road trip!
Le canzoni più ascoltate in questo pezzo di strada sono state questa e questa.
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