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"Non viaggio per scappare, ma per scoprire"

Vietnam, Diario di viaggio

A metà settembre del 2016 siamo atterrati ad Hanoi, dopo aver preso due voli molto scomodi di AirAsia, prima da Sydney e poi da Kuala Lumpur. Il primo impatto con il Vietnam fu torrido.
Appena usciti dall’aeroporto di Hanoi abbiamo ricevuto un pugno di umidità e caldo, che non ci ha più abbandonati per tutto il mese passato in Indocina.

Abbiamo speso due giorni ad Hanoi, allibiti per la quantità assurda di motorini e persone che affollavano le vie, soprattutto nel pittoresco Old Quartier (video). Girovagando per la rovente città, abbiamo visitato alcune pagode e tempietti buddisti sparsi qui e là. Nonostante la leadership comunista del Paese, la spiritualità è molto importante nella vita dei Vietnamiti, che sia il buddismo o altro, perché prima di tutto sono degli asiatici, quindi completi di queste secolari tradizioni spirituali.

Molto interessante è stato il bunker di Ho Chi Minh, il luogo da cui il leader nordvietnamita guidò i Vietcong durante la guerra contro il Vietnam del Sud (e gli Stati Uniti), a cavallo tra gli anni 60 e 70.

In giro per la città, oltre al caldo letteralmente asfissiante, si può facilmente respirare l’atmosfera sovietica e comunista, impregnata un po’ ovunque. Sia nell’architettura che nella presenza di militari con larghissimi cappelli e divise color kaki, sparsi un po’ ovunque.

Ho trovato curiosa e pittoresca anche la notevole presenza di architettura francese, soprattutto nella città vecchia, vetrine e palazzi color pastello e visivamente molto europei. Tutto ciò per il fatto che fino agli inizi del XX secolo, l’Indocina fu una colonia francese. Nonostante l’avvento del comunismo, e le conseguenti colate di cemento armato, interi quartieri edificati in quel vecchio modo sono rimasti intatti.

In Asia, fin dal primo momento, abbiamo dovuto fare i conti con i famigerati venditori onnipresenti in ogni negozietto, che cercavano di propinarci ogni genere di oggetto a prezzi gonfiatissimi, solo per il fatto che, per loro, altro non sei che un turista Occidentale, e quindi ricco.

Uno dei lati positivi del Vietnam, però, è il cibo. Avevamo letto e sentito del famoso street food vietnamita, e ora posso confermare che è decisamente delizioso. Dai noodles, alle zuppe, ai piatti di riso con pesce, pollo o verdure.

Per un pasto completo con portata principale, contorno e bevanda, si spendono tra gli 80.000 e i 120.000 Dong (circa 4 €). Per i “carnivori” è assolutamente da assaggiare il piatto tipico di Hanoi, il Pho, una zuppa di noodles con pezzi di manzo o maiale (2 € a portata). Le birre da 33 cl costano circa 0,5 €, mentre una pinta alla spina non vi costerà più di 1 €.

Il terzo giorno abbiamo preso un bus per raggiungere Ha Long Bay, sito Patrimonio dell’Umanità e inserito qualche anno fa tra le “Sette meraviglie naturali del mondo”.

In effetti la baia è impressionante, caratteristica, con tutte quelle rocce e faraglioni che spuntano dal mare e dalla perenne foschia.

Uno dei due lati negativi di Ha Long (e ovvio, nei posti più famosi del mondo) era la presenza di enormi comitive di turisti, perlopiù giapponesi, con il loro corredo completo: macchine fotografiche, selfie-sticks, cappellini improbabili, e bambini urlanti.

Nel pomeriggio, mentre facevamo kayak nella baia, purtroppo ci siamo imbattuti nel secondo lato negativo: centinaia di sacchetti, bottiglie di plastica e altri rifiuti galleggianti, vicini ad un’isoletta riparata dalle correnti nella baia, a testimonianza del fatto che in estremo oriente non è ancora ben chiaro l’impatto che l’uomo e questi suoi comportamenti hanno sull’ambiente.

Kayaking in Ha Long Bay

Kayaking in Ha Long Bay

Il problema è già molto evidente nelle città, ma appare ancora più grave quando, con un kayak, aggiri una roccia di questa bellissima Baia e ti trovi a remare in un’acqua piena di rifiuti.
Negli ultimi anni molte associazioni si sono attivate per istruire i popoli dell’Indocina a una più oculata raccolta e smaltimento dei rifiuti. Spero funzioni.

Dopo Ha Long abbiamo fatto tappa a Ninh Binh, visitando le bellissime e pacifiche risaie sul fiume Tam Coc, per poi raggiungere con un treno notturno la città di Dong Hoi, dalla quale un bus abbastanza pericoloso (video) ci ha portati al Phnog Na Ke Bang National Park, dove abbiamo visitato l’enorme caverna Paradise Cave, raggiunta con un paio di vecchi scooter presi a noleggio. La caverna è lunga più di 31 km ed è stata scoperta solo una decina di anni fa. Sembra una cattedrale naturale, incredibilmente bella.

Lasciata Dong Hoi, con i soliti sleeping bus (dei bus sui quali ci sono delle cuccette singole al posto dei normali sedili, e che viaggiano solitamente di notte) abbiamo raggiunto Hue, famosa per la sua bellissima ed ampia Cittadella Imperiale, ancora completamente intatta e, il giorno successivo, siamo arrivati ad Hoi An, probabilmente la città più bella vista in questo veloce tour del Vietnam. La città è famosa perlopiù per i suoi negozi di alta sartoria, dove è possibile farsi creare su misura interi abiti in seta o cotone, pagando in media 100 €, che sono veramente pochi se si pensa che gli stessi abiti, rivenduti poi in Europa, possono costare anche dieci volte tanto.

Nella via principale che costeggia il fiume sono presenti decine di negozi di sartoria, dove è possibile passare una giornata intera a scegliere giacche e camicie.

Ad Hoi An è presente anche un enorme mercato del cibo di strada; lì vi consiglio di mangiare al banchetto di Mrs. Thu, appena dentro sulla destra.

Con un altro sleeping bus ci siamo poi diretti a Mui Ne, sulla costa, per vedere le note dune di sabbia. Ci sono quelle rosse e quelle “bianche”. Volevamo vederle entrambe ma abbiamo avuto qualche “contrattempo” con la polizia locale (ne parlo meglio qui), pertanto abbiamo solo potuto ammirare le belle dune bianche al tramonto. Ma ne è valsa la pena.

Il giorno dopo siamo finalmente arrivati ad Ho Chi Minh City, ex Saigon, ed ex capitale del Vietnam del Sud. La città è assolutamente la più occidentale incontrata in Vietnam. Quasi tutti parlano inglese ed è piena di negozi e ristoranti occidentali, e ovviamente anche i prezzi sono in linea.

Normale quantità di motorini a Saigon.

Normale quantità di motorini a Saigon.

Mentre passeggiavo per le vie di HCMC pensavo che gli Stati Uniti di fatto l’hanno vinta la guerra del Vietnam, anche se i libri di storia ci dicono di no. In ogni via puoi vedere Burger King, McDonald’s, cartelloni della Coca Cola e decine di altri locali e marchi occidentali, affiancati a bandiere vietnamite e bandiere rosse con falce e martello.

La città in sé non mi ha affascinato molto, visto il mio disappunto generico per le grandi metropoli, soprattutto quando sono così caotiche ed inquinate, come quelle incontrate in Asia. Il clima torrido – con temperature superiori ai 35° e umidità vicina al 90% – di sicuro non hanno aiutato l’esperienza generale.

Il giorno seguente ci siamo quindi diretti a Can Tho, sul delta del Mekong, a circa 2 ore di strada a sud di HCMC.

Lì i turisti erano decisamente meno presenti, e di conseguenza ho sentito anche negli abitanti del posto una diversa umanità. Nessuno ci correva incontro per spillarci soldi o tirarci nel suo negozio; era bello poter passeggiare tra quelle vie sgangherate, senza destare l’attenzione di nessuno, ma solo qualche veloce sguardo curioso.

Dopo aver contrattato il prezzo con una focosa vecchietta vietnamita – che parlava un ottimo inglese e francese – la mattina seguente, alle 4, siamo saliti a bordo della barchetta di legno di suo marito (o almeno credo lo fosse), che ci ha accompagnati a fare una crociera sul Mekong.

La prima tappa furono i famosi floating markets (mercati galleggianti), decisamente caratteristici, e poi il viaggio proseguì fino ad un laboratorio, situato in qualche canale secondario del fiume dove, a gesti – nessuno di loro parlava inglese – ci hanno spiegato e mostrato come si producono i famosi noodles di riso vietnamiti. Quella è stata una bellissima sorpresa.

Una gita in barca di circa sei ore sul Mekong vi dovrebbe costare tra i 5 e i 7 $ a testa (noi eravamo in quattro). Loro partiranno col chiedervene almeno 15. Contrattate.

La gentilezza e i sorrisi incontrati in questa ultima tappa in Vietnam mi rialzarono il morale, che si era abbassato alla vista della decadenza delle loro metropoli affollate ed inquinate.

Dopo essere rientrati ad Ho Chi Minh City per l’ultima notte, prendemmo una serie di bus che ci portarono alla tappa successiva, il Regno di Cambogia.

Continua…

Clicca qui per vedere l’intera galleria fotografica del Vietnam!

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